Il successo di Acciaio è stato una bellissima novità nel panorama editoriale italiano. La conferma, per chi ancora non ne fosse convinto, che investire sui giovani paga e soprattutto che la buona letteratura italiana non è affatto morta, anzi, è più che mai viva e vegeta. Attendevo quindi con ansia di poter assaporare le più di cinquecento pagine di Marina Bellezza, titolo quanto mai evocativo e illuminante.
La storia scorre veloce e ogni pagina contribuisce a costruire personaggi credibili e netti nelle loro mille sfaccettature; giovani trentenni che tentano di vivere la loro vita divisi tra i sogni (infranti), il peso degli errori, le ombre dei loro genitori e il desiderio (implacabile) di dare un senso alla loro vita. Non esiste una sola realtà, quella sociale ed economica, quella della crisi, quella che grida dalle televisioni che le cose non cambiano, che tutto quanto va male e andrà sempre peggio. C'è, peraltro ben radicata nelle piccole province come Biella, una realtà molto più viva, frizzante e vera, fatta di giovani adulti che vanno avanti. Lavorano, studiano, soprattutto sognano in grande il loro futuro. Allora persino una meteora come quella di Marina Bellezza, pur nella conflittualità inestinguibile del suo io più profondo, esiste e si propaga grazie a quell'energia che possiamo definire -scusate la banalità- forza della vita.
Marina Bellezza è un libro vivo, scritto bene, che non delude chi in Silvia Avallone aveva intravisto una nuova promessa della letteratura nazionale. Marina Bellezza è una bella storia, bella non per via di uno stucchevole lieto fine e neppure per l'emozione che stringe lo stomaco in certi passaggi della narrazione. Marina Bellezza è un bel libro. Punto. Non serve aggiungere altro, fortunatamente.
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