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venerdì 22 febbraio 2013

Il corpo umano

 

L'aspettativa, si sa, in campo editoriale e non solo, a volte gioca brutti scherzi. Perché quello che ci aspettiamo da un autore dopo un suo imprevedibile e planetario successo è semplicemente di replicarlo. 
E non siamo gli unici. Lo pretendono anche il suo editor, la casa editrice, i correttori di bozze, gli impaginatori, i grafici. Per non parlare della sua fidanzata, di sua mamma e dei suoi amici. Leggendo queste pagine in cui Paolo Giordano cerca di narrare in modo ipercontrollato qualcosa di assolutamente folle come un corpo umano nel macello della guerra, mi sono imposta di avere ben fissa nella testa la gigantesca spada di Damocle che incombeva sopra di lui. E forse con questa consapevolezza gli ho un po' bonariamente perdonato la perfezione assoluta delle frasi, dei pensieri, delle situazioni. Persino la contrapposizione tra nomi e cognomi, la divisione in tre parti del racconto, la circolarità di un finto ritorno alla normalità accanto a chi con noi ha condiviso un'esperienza decisiva. Eppure di Paolo manca il cuore. E non perché io desideri fare un confronto con La solitudine dei numeri primi (questo libro ne uscirebbe sconfitto in partenza). Certo è palese il fatto che per evitare questo confronto abbia scelto di raccontare tutt'altro, di costruire una storia a tavolino in modo che fosse perfetta e inattaccabile. Ma la narrativa di successo è questa? Io non credo. E penso che Paolo lo sappia bene, altrimenti non avrebbe reso tremendamente pulsanti sulla pagina i cuori di Mattia e Alice, altrimenti si potrebbe dire, ok è un buon libro di narrativa, progettato bene, scritto decentemente, avvincente al punto giusto. Ma Paolo Giordano è molto, molto di più di un romanzo troppo studiato e finalizzato alla vendita in quantità massiccia al supermercato. O no?


venerdì 8 febbraio 2013

Mucho mojo


La sensazione più forte e decisa che questo romanzo di Lansdale lascia sulla pelle è quella dell'inquietudine.
Due uomini legati da un'amicizia di quelle che ti fanno sentire fratelli ricevono un'eredità che apparentemente ha la forma di una casa e di un bel gruzzolo di soldi, in realtà si configura ben presto come un vaso di Pandora dal cui pavimento in questo caso emergono ossa, ricordi e puzza di marcio. Tra una storia d'amore finita male e il sapore della cucina texana, Leonard e Hap si improvvisano detective e imparano a caro prezzo che il male c'è ed è forte come un pugno nello stomaco. Gli uomini possono essere causa di grande sofferenza gli uni per gli altri, sanno mostrare il loro lato peggiore e arrivare a uccidere. Non bastano certo traumi infantili o giustificazioni razionali a placare il profondo senso di ingiustizia che si percepisce di fronte a tutto ciò. Ma forse non serve capire tutto, occorre una buona dose di coraggio per andare avanti anche senza la persona di cui siamo innamorati e che ci respinge. Ma soprattutto occorre la consapevolezza che il male c'è, è reale. Come il bene del resto.