Immaginate che gli occhi dei personaggi sulla copertina stiano fissando il corpo esanime di una giovane ragazza, caduta (accidentalmente?) dalla finestra del suo appartamento una domenica mattina come tante.
I suoi vicini accorrono e non sono molto sorpresi dell'accaduto, anzi, sono ben decisi a punire i colpevoli. Già, perché grazie a un processo organizzato con tanto di prigione, scosse elettriche, testimonianze, avvocati di difesa e accusa, i colpevoli saranno assicurati alla giustizia. In un mondo di caos e perdizione esiste ancora un luogo dove la legge viene fatta rispettare e si paga con la morte per una colpa spregevole come l'uccisione di una figlia. E il confine tra la giustizia e la vendetta, la tortura e la punizione è sottile tanto quanto quello tra un amore filiale e una sentimento incestuoso. Il narratore parte da un protagonista obeso che sceglie di cambiare vita e subire un'operazione drastica per conquistare l'amore dell'unica donna con la quale si è sentito vivo. Eppure quando si risveglia lei non c'è più. Uno sforzo vano? Un cambiamento inutile?
La scrittura di Giorgio Todde è affilata e tagliente, scardina ogni certezza sull'umano sentire per confondere punti di vista e saldi princìpi. E certo in bocca rimane la profonda amarezza di un'umanità becera, disposta a sacrificare tutto in nome di una giustizia vuota e sorda, che garantisca il "naturale" procedere delle cose.