mercoledì 18 settembre 2013

Lettera ultima


Immaginate che gli occhi dei personaggi sulla copertina stiano fissando il corpo esanime di una giovane ragazza, caduta (accidentalmente?) dalla finestra del suo appartamento una domenica mattina come tante. 
I suoi vicini accorrono e non sono molto sorpresi dell'accaduto, anzi, sono ben decisi a punire i colpevoli. Già, perché grazie a un processo organizzato con tanto di prigione, scosse elettriche, testimonianze, avvocati di difesa e accusa, i colpevoli saranno assicurati alla giustizia. In un mondo di caos e perdizione esiste ancora un luogo dove la legge viene fatta rispettare e si paga con la morte per una colpa spregevole come l'uccisione di una figlia. E il confine tra la giustizia e la vendetta, la tortura e la punizione è sottile tanto quanto quello tra un amore filiale e una sentimento incestuoso. Il narratore parte da un protagonista obeso che sceglie di cambiare vita e subire un'operazione drastica per conquistare l'amore dell'unica donna con la quale si è sentito vivo. Eppure quando si risveglia lei non c'è più. Uno sforzo vano? Un cambiamento inutile? 
La scrittura di Giorgio Todde è affilata e tagliente, scardina ogni certezza sull'umano sentire per confondere punti di vista e saldi princìpi. E certo in bocca rimane la profonda amarezza di un'umanità becera, disposta a sacrificare tutto in nome di una giustizia vuota e sorda, che garantisca il "naturale" procedere delle cose. 

giovedì 12 settembre 2013

Le cose che non ho



Le cose che non abbiamo sono molte, potremmo completare, forse, innumerevoli liste dei desideri con tutto ciò che vorremmo e soprattutto, con ciò che faremmo nel caso avessimo a disposizione un milione di euro. A chi non è mai balzato alla mente questo pensiero, chi può affermare di non aver mai fatto questo giochino con i propri amici? Bene. Ora immaginiamo che voi ne vinciate diciotto di milioni di euro: ecco ciò che accade a Jo, la protagonista di questo romanzo di Grégoire Delacourt edito da Salani. 
Tutto in discesa, direte voi. Si potrà togliere ogni sfizio. Bé il problema in realtà sta proprio qui. Nella possibilità di discernere (non uso a caso questo termine) tra ciò che è essenziale e ciò che è superfluo per vivere, certo, ma soprattutto per vivere felici. Allora di cosa abbiamo realmente bisogno? Di cambiare radicalmente vita? Di mutarla solo in certi aspetti? Di far felici chi amiamo? Degli sconosciuti sfortunati? I nostri amici? Oppure invece siamo così ostinatamente legati e in perfetto equilibrio con la nostra vita di sempre che invece preferiamo non rischiare di alterarlo affatto, questo equilibrio, diventando ciò che non siamo? Perché forse il punto non è tanto se i soldi facciano la felicità (domanda alquanto sciocca, ci aiuterebbero ad avere meno pensieri, certo, ma essere felici è altro) quanto invece se siamo soddisfatti della nostra vita, se vorremmo cambiarla con qualche altra, se ciò che ci manca e che non abbiamo sia davvero quello a cui tendere per essere, finalmente, felici.
Perché infondo le cose che non abbiamo sono, sempre e comunque, cose. E ciò che è più importante nelle nostre vite non è una cosa e soprattutto non si può possedere, mai.