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giovedì 31 gennaio 2013

In fondo alla palude

 

Non è un'ultima uscita quella di cui vogliamo chiacchierare oggi, si tratta di un romanzo del 2000, vincitore del premio Edgar Award nel 2001. Joe Richard Lansdale dà prova di una scrittura forte e decisa, capace di sostenere una trama fitta e caricata di luci e ombre, in cui il giusto e lo sbagliato hanno confini labili e incerti. Forse è proprio questa la prima scoperta di Harry, il piccolo protagonista: il mondo non si divide mai in modo totalmente netto, che si tratti di bianchi o neri, di donne o uomini, di criminali o di uomini retti. Chi è amico potrebbe rivelarsi un traditore, le persone su cui contiamo potrebbero avere bisogno di noi senza che ce ne rendiamo del tutto conto e quando accade, potrebbe essere troppo tardi. Ammetto che gli omicidi di donne, di cui il libro è davvero ricco e soprattutto nelle cui descrizioni il narratore si addentra senza lasciare nulla all'immaginazione, mi hanno lasciato un senso di inquietudine addosso, forse sono un po' troppo per me. In ogni caso ciò che conduce il lettore e Harry fino all'ultima pagina è la paura. Talvolta puro terrore, altre un leggero senso di vertigine, quel che è certo è che se il ragazzino non fosse stato colpito nel profondo da ciò che stava accadendo intorno a lui, il suo viaggio alla scoperta del mondo e di se stesso non sarebbe neppure cominciato. Perché la paura, sì, paralizza ma ha anche quello straordinario dono di spingerci a fare cose che normalmente non potremmo mai neppure immaginare. Per esempio proteggere qualcuno che amiamo e riuscire a salvargli la vita, o affrontare i luoghi, i fantasmi che tormentano la nostra mente e le nostre giornate. Certo è necessario fare il primo passo perché tutto ciò avvenga. È indispensabile riconoscere e ammettere la propria paura, darle dei confini e poi condividerla. Non c'è nulla che la paura tema di più di chi si prepara a combatterla e a vincerla con qualcuno al proprio fianco.

martedì 22 gennaio 2013

Pazze di me


In contemporanea con l'uscita del film di Fausto Brizzi, in questi giorni nelle sale, mi sono cimentata nella lettura del delizioso libro di Federica Bosco da cui è tratta la pellicola. Al di là della bellissima copertina, un tripudio di caramelle e colori da far venire l'acquolina in bocca solo a guardarla, il romanzo si legge d'un fiato. Andrea, trentenne disoccupato, vive con la madre, la nonna, la badante di quest'ultima e ben tre sorelle in una casa non esattamente spaziosa. Si potrebbe pensare che Andrea sia un mammone di quelli parcheggiati a casa dei genitori perché incapaci di scegliere in modo autonomo e, in fin dei conti, di crescere. Certamente Andrea è un po' travolto da una tribù familiare tutta al femminile che gli impedisce di tagliare il cordone ombelicale e di cominciare a camminare da solo. La svolta, manco a dirlo, è data da una donna, Giulia, di cui Andrea forse si innamora (i sentimenti dei maschi sono sempre confusi) e che certamente gli cambia la vita. Giulia è colta, gentile, molto bella, elegante, discretamente ricca. Giulia capisce e accetta le intrusioni, i silenzi, le attese, aspetta pazientemente che Andrea sia pronto a sceglierla, ad amarla. Dunque è destinata ad essere messa da parte, tradita, ingannata. Già perché più una donna capisce, più è possibile che il maschio in questione se ne approfitti. Meglio la stronza che fa dell'uomo un tappetino da piedi, forse. Non a caso questo libro, seppur narrato con voce maschile, è scritto da una donna che sa raccontare spietatemente e deliziosamente i rapporti tra i due sessi. A furia di aspettare si rischia di perdere ciò che si ama ma forse infondo questo dolore è l'unico ci fa crescere per davvero.

giovedì 17 gennaio 2013

I vestiti delle donne

 
I vestiti delle donne sono spesso lo specchio della loro anima. Lo sa bene Isabella Bossi Fedrigotti, che in questa raccolta di racconti sceglie come filo conduttore proprio le donne e i sentimenti differenti ma parimenti intensi che stanno vivendo in particolari momenti della loro vita. Che si tratti infatti di solitudine, di nostalgia, della crisi matrimoniale di una coppia o delle sensazioni che traspaiono dalla strada di un paesino di provincia, tutte le voci raccontano pensieri e sensazioni che si fermano per un istante sulla pagina, grazie alla sapiente maestria di una donna che scrive di donne e per le donne.

lunedì 14 gennaio 2013

La doppia vita dei numeri


In una brevissima introduzione Erri De Luca spiega il perché della scelta formale della sua ultima fatica letteraria. Si tratta infatti di un testo teatrale, di un racconto "in cui scompare lo scittore" (p. 9). Al di là del legame con la sua città e con la tradizione teatrale ad essa legata, crediamo che questo suo ultimo libro possa essere intressante per come riesce in modo estremamente conciso a raccontare, senza fronzoli, uno spaccato di vita quotidiana. Al centro della scena una tavola da sparecchiare, due fratelli vicini e lontani e una partita di tombola napoletana, che "estrae insieme ai numeri anche una storia. È il viaggio contrario a quello dei sogni, che da una storia venuta in sogno suggerisce i numeri da giocare al lotto" (p. 49). Tra presenze reali e soltanto immaginate, al ritmo incalzante dei botti di Capodanno che premono per farsi spazio fino a mezzanotte, Erri De Luca plasma il tempo e lo spazio per porre al centro la bellezza del rappresentare raccontando.
"Il teatro ce lo hai messo tu descrivendo la scena. Hai fatto il teatro appena adesso e non te ne sei accorta. Se non c'eri tu a vedere la scena e riferirla, quella sarebbe rimasta vita e basta. Ma tu la dici, la fai rivivere, la raddoppi e diventa teatro." (pp. 38-39).

sabato 12 gennaio 2013

Venere in metrò

 
 
Gaia ha trentotto anni, porta la taglia trentotto e vive a Milano. Sposata con un uomo ricco e importante, ha una figlia, Elettra e due amiche con cui si ritrova spesso per aperitivi o sfilate di moda.
Il romanzo di Giuseppe Culicchia incomincia quando la vita di Gaia arriva a un punto di non ritorno: un licenziamento inaspettato e soprattutto un marito che non è esattamente la persona che credeva di conoscere. Già, perché Gaia, alla rispettabile età di trentotto anni, realizza ciò che noi donne dovremmo sapere da sempre e ricordarci ogni giorno della nostra esistenza: gli uomini scompaiono. Sembra il loro sport preferito. Ti abituano alla loro presenza e poi fuggono via lasciandoti in un mare di guai (anche economici nel caso della protagonista). Il punto però è un altro ed è soprattutto questo quello che dovremmo imparare dal libro in questione: le donne, per quanto frivole, appassionate di moda, fragili, complessate, fashion victim, bugiarde a tratti, egoiste... le donne sanno crescere. Sanno rialzarsi quando cadono, rimboccarsi le maniche e ricominciare. Gli uomini fuggono. Fortunatamente la vita ci insegna a sopravvivere anche senza di loro.


venerdì 11 gennaio 2013

E poi, Paulette...


Certe volte la vita è capace di stupirci, con incontri inaspettati, con piccole e grandi sorprese nascoste proprio in quegli angoli in cui mai ce le saremmo aspettate. Ma la vita ha anche bisogno che noi mettiamo in tutto ciò il nostro contributo, che le permettiamo di agire e di meravigliarci come fossimo bambini. Non c'è età per credere alle fiabe. E quella di Barbara Constantine (Einaudi, Stile Libero Big, 2012, 17,00 euro) è una bellissima fiaba che parla al cuore.
Ferdinand vive in una grande casa vuota, tutto solo e un giorno decide di fare qualcosa per la sua vicina di casa, la signora Marceline, la cui casa sta crollando a pezzi a causa di grandi buchi nel tetto. Qualcuno dice che una buona azione porta sempre un'altra buona azione. Detto fatto. Perché oltre a Marceline e al suo ampio esercito di animali (cani, gatti, asini...) ben presto nella casa di Ferdinand arrivano molti altri amici: Simone e Hortense, Guy, Muriel, Kim... non si tratta sempre di anziani ma che importa? La gioia di una casa piena di vita diventa un'attrazione per chiunque non abbia una famiglia ma desideri tanto averne una. Con delicatezza e insieme con la forza della speranza, Barbara Constantine ci racconta una storia dal sapore dolce di amore e tenerezza e ci ricorda che la vita, comunque vadano le cose, è più forte di tutto.
"Negli occhi di Guy, almeno, è sempre Gaby. Lui non si ferma alla superficie. Come quello specchio da quattro soldi. La cerca in profondità, là dove si nasconde. La illumina con il suo amore." (p. 61)