
Non è un'ultima uscita quella di cui vogliamo chiacchierare oggi, si tratta di un romanzo del 2000, vincitore del premio Edgar Award nel 2001. Joe Richard Lansdale dà prova di una scrittura forte e decisa, capace di sostenere una trama fitta e caricata di luci e ombre, in cui il giusto e lo sbagliato hanno confini labili e incerti. Forse è proprio questa la prima scoperta di Harry, il piccolo protagonista: il mondo non si divide mai in modo totalmente netto, che si tratti di bianchi o neri, di donne o uomini, di criminali o di uomini retti. Chi è amico potrebbe rivelarsi un traditore, le persone su cui contiamo potrebbero avere bisogno di noi senza che ce ne rendiamo del tutto conto e quando accade, potrebbe essere troppo tardi. Ammetto che gli omicidi di donne, di cui il libro è davvero ricco e soprattutto nelle cui descrizioni il narratore si addentra senza lasciare nulla all'immaginazione, mi hanno lasciato un senso di inquietudine addosso, forse sono un po' troppo per me. In ogni caso ciò che conduce il lettore e Harry fino all'ultima pagina è la paura. Talvolta puro terrore, altre un leggero senso di vertigine, quel che è certo è che se il ragazzino non fosse stato colpito nel profondo da ciò che stava accadendo intorno a lui, il suo viaggio alla scoperta del mondo e di se stesso non sarebbe neppure cominciato. Perché la paura, sì, paralizza ma ha anche quello straordinario dono di spingerci a fare cose che normalmente non potremmo mai neppure immaginare. Per esempio proteggere qualcuno che amiamo e riuscire a salvargli la vita, o affrontare i luoghi, i fantasmi che tormentano la nostra mente e le nostre giornate. Certo è necessario fare il primo passo perché tutto ciò avvenga. È indispensabile riconoscere e ammettere la propria paura, darle dei confini e poi condividerla. Non c'è nulla che la paura tema di più di chi si prepara a combatterla e a vincerla con qualcuno al proprio fianco.
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