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martedì 26 gennaio 2016

Mio fratello





La scrittura di Enrico Brizzi è potente, coinvolgente, pulita e diretta. E questa non è affatto una novità. Gli affezionati lettori di Jack Frusciante è uscito dal gruppo conoscono il mordente della sua narrativa e accostandosi a questo nuovo romanzo non rimarranno delusi. Un buon libro è un buon libro e di fronte a questo non ci sono recensioni o riletture che tengano. E quello di Brizzi è un ottimo libro di cui, lasciatemelo dire, si sentiva il bisogno. Ci si perde letteralmente tra le 504 freschissime pagine di questa storia, per la quale conviene mettersi comodi. "Seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato. Coricato sulla schiena, su un fianco, sulla pancia. In poltrona, sul divano, sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf. Sull'amaca, se hai un'amaca. Sul letto, naturalmente, o dentro il letto. Puoi anche metterti a testa in giù, in posizione yoga. Col libro capovolto, si capisce.". Ecco, al centro c'è il piacere di raccontare una bella storia e Brizzi se lo prende tutto, senza preoccuparsi di tralasciare dettagli o di trascurare vezzi narrativi che soddisfano lui e i lettori più attenti. Al centro di questo libro c'è il rapporto tra fratelli. Quel legame unico, inspiegabile, inscindibile che lega due (o più) persone per sempre. Non importa la differenza di età più o meno marcata, le scelte (sempre) rigorosamente agli antipodi, le cattiverie, i dispetti, le gelosie. Un fratello è per sempre. Non semplicemente perché è parte della tua vita ma perché plasma il tuo essere, tra spinte antitetiche, tra repulsione e imitazione. Non c'è nulla di paragonabile a questo nella vita. Nulla.