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sabato 30 marzo 2013

La piramide del caffè

La piramide del caffè

Quello che siamo da adulti è legato a doppio filo con quello che eravamo da piccoli, con la nostra infanzia. E fin qui nulla di nuovo. Tutto sta nel come interpretiamo questo filo (doppio non a caso). Se ci facciamo stringere fino a soffocare oppure se lo utilizziamo come un elastico capace di lanciarci a tutta velocità verso il futuro. Imi ha vissuto la sua vita di bambino in un orfanotrofio ungherese, prigione e guscio protettivo per moltissimi bambini che qui hanno faticosamente percorso il cammino per diventare adulti. Imi a diciotto anni sceglie di spostarsi a Londra, di essere lontano e indipendente, di lavorare in una compagnia di caffetterie la cui struttura è rigidamente gerarchica e, appunto, piramidale. Ma non è trasferendosi dall'altra parte dell'Europa che Imi può scordare quello che realmente sente dentro di sé e quel suo sguardo a tratti ingenuo e spaurito di bambino lo accompagna ovunque vada. Perché la verità è che quel doppio filo fa parte di noi e ci costituisce, nel bene e nel male, come uomini e donne adulti, in grado di decidere con coscienza per le nostre esistenze. Basta esserne consapevoli, imparare a conviverci e non smettere mai di sognare in grande, come quando eravamo piccoli.
ps: se vi aspettate un romanzo triste e strappalacrime questo non lo è proprio perciò orientatevi altrove.

lunedì 25 marzo 2013

Lucy e Sara


Lucy è un personaggio di fantasia, ma non completamente. Sara è un'antropologa e paleontologa, ma non completamente. È una madre, una moglie, una donna che è sempre stata sicura di se stessa, della sua vita, delle sue scelte di donna indipendente, quasi allergica a certi rapporti dettati solo da convenzioni o da paure nascoste. Eppure Sara non è neppure soltanto questo ed emerge piano piano nelle sue mille sfaccettature tra le pagine del nuovo romanzo di Cristina Comenicini, Lucy. Sara assume contorni sempre più definiti e delineati man mano che prendono forma le persone che hanno vissuto accanto a lei: suo marito Franco, i suoi figli, il suo amante, le sue amiche, il suo nuovo amico e quasi figlio imperfetto Milo. E questo accade non soltanto perché chi ci sta accanto contribuisce in modo imprescindibile a definire noi stessi, accade anche perché Sara si trova di fronte a un punto di non ritorno, ad una svolta che non aveva previsto, da cui non si può tornare indietro e di fronte alla quale bisogna fare i conti con il proprio passato. Perché certamente i conti alla fine devono sempre tornare in un modo o nell'altro. Cristina Comencini incanta ancora una volta con una scrittura cristallina e limpida capace di emozionare e di sorprendere e si rivela, seppur avvolta tra le note malinconiche a cui ci ha abituate, una donna narratrice senza paura di esplorare gli antri più nascosti dell'universo femminile.

venerdì 1 marzo 2013

Milano è una selva oscura

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Forse chi vive a Milano da sempre lo sa molto bene, Milano è una selva oscura. Il riferimento dantesco del titolo è confermato dal nome del protagonista di questo incredibile viaggio attraverso Milano, Dante appunto. O meglio, il Dante perché si sa, i milanesi mettono l'articolo anche davanti ai nomi di persona. Ebbene il Dante è un vagabondo, un senza dimora che si muove tra le piazze e i vicoli di una città capace di cambiare con lo scorrere delle stagioni, ma infondo di rimanere sempre uguale, sempre fedele a se stessa. Milano è spietata, cruda in certi scorci di rara bellezza, abitata da fantasmi e anche dalle anime dei poeti che l'hanno celebrata. Carlo Porta su tutti, ovviamente. Una Milano che pare fuori dal tempo all'inizio del romanzo ma che in realtà è legata a doppio filo agli anni di piombo, alla strage di piazza Fontana, al clima di sospetto e di paura che si insinua fin dentro le ossa, un po' come il gelo umido dell'inverno. Laura Pariani riesce là dove sarebbe stato facile cadere già noto. Propone ampi scorci di dialetto senza che mai mettano in difficoltà il lettore, riecheggia la poesia d'altri tempi senza mai appesantire troppo la narrazione. E ci fa scoprire che infondo questa selva oscura la amiamo dal profondo delle nostre viscere e che comunque vadano le cose è bello abitarla.