Sofia in greco significa saggezza. Un nome dunque poetico, antico, che sembra stridere con il personaggio a cui corrisponde. Eppure Sofia conserva in qualche modo dentro di sé una traccia della sapienza nel senso più proprio che anticamente assumeva questo termine: avere sapore. Sofia ha il sapore dei vestiti neri che indossa, della sfuggevolezza di chi non si lascia mai afferrare dagli altri, ha il sapore dell'inquietudine di sua madre e della forza di suo padre, delle radici scure, intrise di terra umida di chi trova rifugio soltanto dentro un bagno caldo in cui sentirsi protetti e amati. A partire dalla sua nascita prematura, fino al viaggio a New York, alla carriera come attrice, Sofia pare assumere diverse forme, come l'acqua che non ha per natura una forma propria. Eppure Sofia c'è, è viva e a differenza di sua madre cerca ancora qualcosa. Certo, un qualcosa di non ben definito ma la spinta a cercare in questi casi è già preludio di salvezza. Un ritratto a macchie scure, un quadro astratto di pungente bellezza: Sofia è questo e il romanzo che la racconta assume i suoi contorni e la sua fisionomia, per schizzare i nostri bei vestiti borghesi e chiederci con forza chi siamo e soprattutto chi vogliamo essere.
Nessun commento:
Posta un commento