Le cose che non abbiamo sono molte, potremmo completare, forse, innumerevoli liste dei desideri con tutto ciò che vorremmo e soprattutto, con ciò che faremmo nel caso avessimo a disposizione un milione di euro. A chi non è mai balzato alla mente questo pensiero, chi può affermare di non aver mai fatto questo giochino con i propri amici? Bene. Ora immaginiamo che voi ne vinciate diciotto di milioni di euro: ecco ciò che accade a Jo, la protagonista di questo romanzo di Grégoire Delacourt edito da Salani.
Tutto in discesa, direte voi. Si potrà togliere ogni sfizio. Bé il problema in realtà sta proprio qui. Nella possibilità di discernere (non uso a caso questo termine) tra ciò che è essenziale e ciò che è superfluo per vivere, certo, ma soprattutto per vivere felici. Allora di cosa abbiamo realmente bisogno? Di cambiare radicalmente vita? Di mutarla solo in certi aspetti? Di far felici chi amiamo? Degli sconosciuti sfortunati? I nostri amici? Oppure invece siamo così ostinatamente legati e in perfetto equilibrio con la nostra vita di sempre che invece preferiamo non rischiare di alterarlo affatto, questo equilibrio, diventando ciò che non siamo? Perché forse il punto non è tanto se i soldi facciano la felicità (domanda alquanto sciocca, ci aiuterebbero ad avere meno pensieri, certo, ma essere felici è altro) quanto invece se siamo soddisfatti della nostra vita, se vorremmo cambiarla con qualche altra, se ciò che ci manca e che non abbiamo sia davvero quello a cui tendere per essere, finalmente, felici.
Perché infondo le cose che non abbiamo sono, sempre e comunque, cose. E ciò che è più importante nelle nostre vite non è una cosa e soprattutto non si può possedere, mai.
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