
Quante volte abbiamo pensato che qualcosa ci facesse sentire legati a una persona che non conoscevamo molto. Quante volte ci è capitato di sentire affinità e intimità con qualcuno visto per la prima volta. Si tratta di sensazioni inspiegabili eppure tanto potenti da lasciarci addosso la sensazione che non sia tutto qui. Quel qualcosa che c'è ma non sappiamo bene da dove venga o che senso abbia, la capacità straordinaria di leggere il passato di chi ci sta di fronte, la paura (inevitabile?) del diverso: sono questi gli ingredienti del libro di Albert Espinosa di cui vogliamo chiacchierare oggi.
Questo romanzo lascia in bocca il sapore delle strade piene di gente, della follia umana che sceglie di privarsi del sonno per poi pagare qualcuno che renda di nuovo la sensazione del sognare. Proprio come Sostiene Pereira lasciava sulle labbra il sapore di omelette e limonate ghiacciate. Non è la stessa cosa, certo. Eppure quella forza che la scrittura assume sulla pagina è forse gemella. La capacità di raccontare lasciando sfumare i confini tra il possibile e l'impossibile, il sogno e la realtà, il passato e il futuro. Perché forse le cose importanti della nostra vita possiamo sentirle col cuore (o con l'esofago) anziché capire necessariamente con la testa. E la persona che amiamo di più potrebbe essere seduta in un teatro, accanto a lei potrebbe esserci un posto vuoto. Allora non ci resta che fare un bagno caldo e lasciar volare la mente tra quello che siamo e quello che avremmo potuto essere.
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