
In una brevissima introduzione Erri De Luca spiega il perché della scelta formale della sua ultima fatica letteraria. Si tratta infatti di un testo teatrale, di un racconto "in cui scompare lo scittore" (p. 9). Al di là del legame con la sua città e con la tradizione teatrale ad essa legata, crediamo che questo suo ultimo libro possa essere intressante per come riesce in modo estremamente conciso a raccontare, senza fronzoli, uno spaccato di vita quotidiana. Al centro della scena una tavola da sparecchiare, due fratelli vicini e lontani e una partita di tombola napoletana, che "estrae insieme ai numeri anche una storia. È il viaggio contrario a quello dei sogni, che da una storia venuta in sogno suggerisce i numeri da giocare al lotto" (p. 49). Tra presenze reali e soltanto immaginate, al ritmo incalzante dei botti di Capodanno che premono per farsi spazio fino a mezzanotte, Erri De Luca plasma il tempo e lo spazio per porre al centro la bellezza del rappresentare raccontando.
"Il teatro ce lo hai messo tu descrivendo la scena. Hai fatto il teatro appena adesso e non te ne sei accorta. Se non c'eri tu a vedere la scena e riferirla, quella sarebbe rimasta vita e basta. Ma tu la dici, la fai rivivere, la raddoppi e diventa teatro." (pp. 38-39).
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