
Dopo aver letto Bianca come il latte rossa come il sangue (Mondadori, 2010) ero molto curiosa di sapere se Alessandro D'Avenia con il suo nuovo libro avrebbe retto il confronto. Il primo è stato infatti il classico caso editoriale da passaparola: in libreria venivano tantissime persone delle età più disparate a chiedere quel libro consigliato dall'amica, dalla sorella, dall'insegnate. Già perché Bianca come il latte rossa come il sangue ha raggiunto persino l'universo della scuola. E non soltanto perché gli studenti lo leggevano sotto il banco, ma perché anche i docenti lo consigliavano come lettura. Facile, direte voi, visto che D'Avenia di mestiere fa il professore di lettere. No, per nulla scontato invece, visto che a scuola gli autori più nuovi che vengono proposti sono Calvino e Pavese.
Ma torniamo a Cose che nessuno sa. Il romanzo potrebbe sembrare simile per molti versi al precedente: adolescenti a scuola, confronto con il mondo dei grandi. Eppure c'è qualcosa che rende speciale questo testo. Per esempio la vicenda in parallelo di un adulto in senso anagrafico che non riesce a diventarlo nella vita vera e si tratta proprio del professore. La guida per eccellenza che si perde tra il mondo della letteratura e la realtà che lo circonda. Questo è forse l'elemento nuovo e più positivo di tutta la vicenda. Per il resto che per diventare grandi occorra affrontare anche dolori e difficoltà già ce l'aveva narrato D'Avenia. Resta la sua eccezionale capacità di raccontare i ragazzi, con le loro fragilità e i loro punti di forza. E anche con tutte quelle loro cose che nessuno sa.
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