giovedì 4 luglio 2013

L'elefante nel salotto

L'elefante nel salotto

Non abbiamo mai creduto nelle biografie che rivelano il senso nascosto di un romanzo, non cominceremo certo a farlo ora. Oltretutto di questa storia più che la veridicità del ritratto di un ragazzo "problematico" (quanto è triste questa parola, eppure quanto racchiude della nostra società), colpisce la forza indiscriminata della vita. Anche quando ci si ritrova incastrati tra un passato burrascoso segnato dalla voglia di farsi accettare dal gruppo e da quella spinta interiore che fa andare controcorrente, un presente di solitudine e un domani sfocato e lontano, l'esistenza è tutto ciò che rimane. Ed è ciò che serve per andare avanti quando ci sembra di non avere nient'altro che ci giustifichi nel farlo. Quando guardare un tuo amico che beve del vino scuro da un calice sopra un letto macchiato di pipì ci dà la sensazione di essere fuori posto sempre e comunque. 
Non è perché Andrea Fiorenza si occupa di psicologia e psicoterapia, dunque, che questo romazo breve funziona. Le sue pagine risplendono infatti di luce propria e rappresentanto con grande forza icastica la dolcezza dell'adolescente perennemente insoddisfatto, la fine di un amore che per salvare muore, la fragilità di un uomo-bambino, il fallimento degli adulti su tutta la linea (genitori, insegnanti...). Come un elefante nel salotto ciò che non vogliamo affrontare rimane lì, granitico, impossibile da ignorare e insieme segno indelebile di ciò che ci identifica in quanto noi stessi, di quello che contribuisce a definirci per ciò che siamo oggi, nel presente. Da qui possiamo ripartire, con la consapevolezza che qualcuno ci tende la mano, che non siamo i soli a percorrere questo cammino, che di fronte a noi si stende l'insesorabile, magnifico orizzonte del domani.

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