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giovedì 15 maggio 2014

Le stelle non sono lontane


Candida Morvillo, alla sua prima prova come autrice di romanzi, dipinge il ritratto di un'Italia pungente e a tratti disgustosa, in cui l'immagine e la televisione sono poste al centro della vita di tutti. E non soltanto perché i personaggi che abitano le pagine del romanzo sono soubrette televisive vere o presunte, in carriera o agli esordi, agenti di spettacolo, sfruttatori, presidenti, uomini di potere e assistenti/sguatteri trattati alla stregua di zerbini. La televisione è fulcro della vita di tutti. Compresi pubblico, genitori, amici, relazioni sociali e amorose. Da essa dipendono equilibri e fili che il Presidente allunga e accorcia come un sapiente burattinaio. Da lui tutto dipende. Astrid, la protagonista, ha modificato anche il suo nome per entrare in questo universo patinato. E probabilmente i sacrifici sono stati premiati dato che è fidanzata con un altolocato quanto insipido conte e conduce il programma di successo del pomeriggio. Persino i suoi genitori, grazie alla tv, si sono convinti che Astrid possa aspirare a qualcosa di più rispetto alla vita del piccolo paesino calabrese da cui proviene. Eppure qualcosa non va, eppure quel perfetto e scintillante mondo a un tratto si incrina. E qualcuno perde il lume della ragione; così Astrid si ferma e, per la prima volta, osserva le cose da fuori. Si rende conto di ciò che sta vivendo, del mondo nel quale tanto faticosamente si è guadagnata un ruolo, uno spazio. Ma a quale prezzo? Quanto di se stessa è rimasto schiacciato sotto il peso dei tacchi alti e dei vestiti di pizzo firmati? Di risposte non ne troverete nessuna. Ma certamente vi resteranno diverse domande appiccicate alle dita mentre girate le pagine immersi nella lettura. 

sabato 19 aprile 2014

Il libro di Blanche e Marie



Questo libro, magistralmente scritto da Per Olov Enquist, mescola fonti autentiche con la giusta quantità di finzione romanzesca. Il risultato non è "soltanto" un buon romanzo, una storia verisimile e avvincente. Dentro alla pagine si intrecciano in modo sempre più stretto i fili di Marie e di Blanche, che prima di essere scienziate, i cui nomi rimarranno nei libri di storia, sono amiche. Due donne che le vicissitudini della vita fanno incontrare e che diventano l'una per l'altra un punto di riferimento, una famiglia, quando entrambi vengono a mancare. Se da un lato ciò ci permette di scoprire aspetti della vita della celeberrima Marie Curie che magari ignoravamo, ciò che più colpisce (almeno la sottoscritta) è la meraviglia della forza delle donne. La capacità che avevano allora, e continuano anche oggi ad avere, di risollevarsi, di non arrendersi, di lottare contro i pregiudizi, le cattiverie, i pettegolezzi. Non tanto per raggiungere la "parità" (termine quanto mai abusato in tale accezione e che francamente ritengo inadeguato) quanto per essere finalmente, pienamente felici. Questo era ciò che desiderava una scienziata insignita due volte del premio Nobel, questo è ciò che vuole qualsiasi donna. Chiedersi cosa sia l'amore, a cosa serva e non trovare mai una risposta soddisfacente. Ma innamorarsi lo stesso, perdutamente. Lanciarsi comunque, ogni volta.



giovedì 6 febbraio 2014

Figli dello stesso padre


Finalista al Premio Strega 2013, questo romanzo è l'ultimo della pluripremiata scrittrice e traduttrice italiana Romana Petri. Germano ed Emilio, i protagonisti, sono appunto figli di uno stesso padre ma di madri differenti. Diventati ormai adulti, si ritrovano ad incontrarsi quando le loro vite sembrano avere già una forma stabile e definita, per uno con una moglie e due figli, per l'altro in una solitudine totalizzante. Eppure quel legame fortissimo, totalizzante, imprescindibile che ci unisce a chi ha il nostro stesso sangue (anche solo per metà, come in questo caso) è talmente unico da tornare sempre e comunque a galla. Per quanto si tenti di soffocarlo goffamente, per quanto l'affetto non riesca a sbocciare nel modo naturale in cui dovrebbe esserci tra consanguinei, Germano ed Emilio sono fratelli. Punto. Non c'è nulla che possa intaccare minimamente questo fatto: né l'odio radicato negli anni, né tanto meno l'invidia polverosa o il desiderio di essere qualcuno che non si è. Siamo quello che siamo e se i genitori non si possono scegliere lo stesso vale, ahinoi, per i fratelli. Ma in realtà la dura e infinita lotta che viviamo quotidianamente con loro si placa con estrema naturalezza nel momento in cui lasciamo che questo legame ci sia, esista e lo accettiamo nelle nostre vite. Basta questo per ribaltare ogni prospettiva e per aprirsi finalmente a un nuovo inizio. 
Ps: una nota a parte meritano le meravigliose voci femminili, quelle delle due madri, che sanno andare oltre ogni fragilità maschile, non tanto per una loro capacità personale, quanto invece per quell'amore totalizzante che sa provare qualsiasi donna che ha accolto il dono della maternità. 

giovedì 30 gennaio 2014

Non tutti gli uomini vengono per nuocere


Il titolo di questo libro è tutto un programma, ma se pensate che sia una banale versione post postmoderna dell'eterno rapporto conflittuale tra uomo e donna vi sbagliate. Chi conosce Federica Bosco lo sa bene. Dietro alla sua scrittura frizzante e fresca, che si beve leggera un sorso al giorno c'è una fotografia (quasi disarmante per quanto è veritiera) della realtà. Cristina, poco più che trentenne, si ritrova nel giro di poche ore senza lavoro e senza fidanzato storico (e piattola aggiungo io). Ci sarebbero tutti i motivi per buttarsi giù se non fosse che, durante un esilarante e finto tentativo di suicidio, la nostra eroina (è proprio il caso di dirlo) incontri un meraviglioso, bellissimo dottore. MM, questa la sigla con cui è indicato l'aitante Marco, stravolge la quieta e insipida vita sentimentale di Cristina e porta con sé uscite a quattro (si dà il caso che il soggetto in questione sia fidanzato), litigi, cene di Natale improvvisate, corse nel parco di prima mattina. In tutto ciò, come se non bastasse, Cristina diventa suo malgrado una celeberrima star del piccolo schermo a suon di disastri e figuracce pubblicamente condivisi. Gli ingredienti per un romanzo divertente e mai scontato ci sono tutti e infatti Federica Bosco non si smentisce. Perché infondo non conta tanto come gli uomini entrino nelle nostre vite, attraverso quali strade, con quali obiettivi, per quali motivazioni. Ciò che fa la differenza è la vita nella quale si intrufolano, ciò che importa davvero siamo noi. Perché anche se ci spezzano il cuore, ci lasciano nel gelo ad aspettare per ore in un parco pubblico deserto, non rispondono al telefono, scompaiono per giorni o ci assillano, anche se ci tradiscono o ci costringono a letto depresse sotto un quintale di coperte, siamo noi che facciamo la differenza: la nostra capacità di uscire più forti da quel dolore, più autentiche dopo quell'incontro che magari non è esattamente ciò che ci aspettavamo ma a qualcosa serve. Serve a noi stesse per capire da cosa dobbiamo fuggire. Ma soprattutto cosa vogliamo realmente dalla nostra vita. 

martedì 14 gennaio 2014

Sei come sei


Eva ha undici anni, l'apparecchio ai denti, capelli scuri e occhi indagatori. Eva fugge da Milano su un treno, per ritornare da suo papà. E il fatto che Eva una mamma non l'abbia mai avuta, che sia figlia di due papà conta poco. O meglio, non cambia di una virgola l'amore filiale che prova per il suo papà. Forse lo rende ancor più radicato e disperato. 
Le meraviglie di questo nuovo libro di Melania Mazzucco sono molte (il personaggio di Eva, con tutte le sue contraddizioni e fragilità di adolescente, la granitica nonna Margherita, il viaggio come strada in cui ritrovarsi, la musica come specchio dell'anima eccetera). Quella che però voglio sottolineare più di tutte è la storia d'amore tra Christian e Giose, i genitori di Eva, che è soltanto il corollario della narrazione. Certamente si tratta, in Italia, di un argomento taboo e Melania Mazzucco lo sa bene. Lo accompagna sullo sfondo con delicatezza, senza mai scivolare nelle rivendicazioni sguaiate, nel patetismo o nella banalità del pensiero comune. Pagina dopo pagina ti accorgi che il tema, con la T maiuscola, che si vuole porre sotto il riflettore è quello della paternità. In particolare quel legame indissolubile, fortissimo che si crea tra padre e figlia. Quello che cambia per sempre ogni parte di te (figlia), ogni singola cellula, dal primo giorno, che influenza le tue scelte, affettive e non. Eva ha bisogno del contatto fisico con il suo papà, e non soltanto perché sta attraversando una di quelle fasi della vita in cui hai bisogno di sentirti amata, voluta, desiderata. Eva ha bisogno della sua famiglia per essere quello che è e per diventare donna. 
Questo libro bellissimo sa di delicatezza, di abbracci caldi sotto le coperte, di pigiami troppo grandi, di neve fitta fuori dalla finestra, di libri raccontati, di incontri sorprendenti. Sa di vita. E ha un profumo buonissimo. 

venerdì 10 gennaio 2014

La traduttrice


Questo romanzo prende il via sulle tracce blu della tintura per capelli che Aaliya, settantadue anni, si sta applicando nel piccolo bagno di casa sua. Affacciandosi ad uno specchio di fronte al quale si riflette tutta una vita, Aaliya intraprende un lungo dialogo con il lettore. Proprio come se fosse di fronte a lei e potesse leggere nei suoi occhi gli anni trascorsi, la storia del Libano e delle persone che la protagonista ha amato. Come se dietro quello specchio ci fosse proprio lui, il lettore, come se le distanze si affievolissero al punto tale da ritrovarsi uno di fronte all'altra. La scrittura si confonde con l'ascolto, la narrazione con il dialogo puro, ma dobbiamo aggiungere ancora un elemento per inquadrare del tutto il nuovo romanzo di Rabih Alameddine: la liricità. E non si tratta soltanto delle citazioni coltissime che sostengono come puntali la struttura della storia, ma di un modo di scrivere che ricorda le pennellate degli impressionisti, i vertici della poesia del secondo Novecento. Ecco, qualcosa abbiamo detto. Certo, il minimo per stuzzicare la curiosità di chi non si lascerà spaventare da un racconto un po' statico ma di grande eleganza, dal gusto del tè rosso bollente, rigorosamente in foglie.