Questo libro, magistralmente scritto da Per Olov Enquist, mescola fonti autentiche con la giusta quantità di finzione romanzesca. Il risultato non è "soltanto" un buon romanzo, una storia verisimile e avvincente. Dentro alla pagine si intrecciano in modo sempre più stretto i fili di Marie e di Blanche, che prima di essere scienziate, i cui nomi rimarranno nei libri di storia, sono amiche. Due donne che le vicissitudini della vita fanno incontrare e che diventano l'una per l'altra un punto di riferimento, una famiglia, quando entrambi vengono a mancare. Se da un lato ciò ci permette di scoprire aspetti della vita della celeberrima Marie Curie che magari ignoravamo, ciò che più colpisce (almeno la sottoscritta) è la meraviglia della forza delle donne. La capacità che avevano allora, e continuano anche oggi ad avere, di risollevarsi, di non arrendersi, di lottare contro i pregiudizi, le cattiverie, i pettegolezzi. Non tanto per raggiungere la "parità" (termine quanto mai abusato in tale accezione e che francamente ritengo inadeguato) quanto per essere finalmente, pienamente felici. Questo era ciò che desiderava una scienziata insignita due volte del premio Nobel, questo è ciò che vuole qualsiasi donna. Chiedersi cosa sia l'amore, a cosa serva e non trovare mai una risposta soddisfacente. Ma innamorarsi lo stesso, perdutamente. Lanciarsi comunque, ogni volta.
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