
Queste pagine sono un pugno nello stomaco. E non soltanto perché raccontano di violenza fisica e psicologica potente come un pugno, ma soprattutto perché le storie sono talmente tante, talmente vere da far accapponare la pelle. Di violenza sulle donne non si parla mai abbastanza, lo dimostrano il progetto teatrale di Serena Dandini (da cui poi è nato questo libro), i manifesti della campagna "la violenza ha mille volti, impara a riconoscerli", le notizie dei telegiornali e dei quotidiani. E poi, diciamolo, il nostro essere donne ce lo ricorda ogni istante della nostra vita. Serena Dandini fa parlare tutte quelle donne uccise da ex, partner, mariti, compagni, fratelli o genitori. Quelle che sembrano non avere più voce e invece tra queste pagine trovano lo spazio per raccontare uno scempio fatto di quotidianità. Già, perché che si tratti di donne lapidate, accoltellate, strangolate, prese a calci o a pugni, arse vive, portate al suicidio o eliminate prima ancora di nascere, tutte quante hanno in comune un assassino (perché solo così può essere chiamato chi compie tutto ciò) che le ferisce a morte ogni giorno della loro vita. Allora è proprio il caso di smettere di dire "era così una brava persona" o "una coppia perfetta" oppure ancora "nessuno se lo sarebbe aspettato". Perché queste sono tragedie annunciate, ficchiamocelo nella testa. E non sono delitti passionali perché non c'è alcuna passione che possa spingere a eliminare una donna in quanto donna oppure in quanto proprietà mia e di nessun altro. Le donne, certamente, possono imparare a denunciare, a non piegare la testa, a non assuefarsi a una violenza quotidiana e perpetrata all'infinito. Ma tutti noi (le istituzioni, la scuola, lo Stato, la Chiesa, la giustizia, i genitori, i politici, i dirigenti delle aziende) siamo responsabili, uomini e donne, di creare una cultura del rispetto verso ogni essere vivente, di realizzare un mondo in cui la donna non sia un oggetto, una proprietà, una conquista, un corpo, un'attrazione, una merce di scambio ma semplicemente un essere umano. Fino ad allora continueremo a urlare a squarciagola "mai più".
A questo indirizzo è possibile aderire alla petizione per chiedere subito gli Stati Generali contro la violenza sulle donne:
Nessun commento:
Posta un commento