sabato 25 agosto 2012

L'arte dell'autoritratto ruggente

Non avevo mai letto nulla di Albinati&Timi (al secolo Edoardo Albinati e Filippo Timi) e certamente questa pubblicazione Fandango non è tra le più celebrate dalle pubblicità, che raccontano spesso soltanto un'unica faccia dello sfaccettato panorama editoriale italiano. Tuttavia su suggerimento di Chiara Gamberale (che conduce su Rai radio 2 "Io, chiara e l'oscuro") mi sono tuffata in un universo narrativo del tutto nuovo. La trama: nelle poco più di quattrocentocinquanta pagine il protagonista, Filo, racconta quasi tutta la sua esistenza. Dalla nascita un po' travagliata e prematura, alla scoperta di essere un po' zoppo intorno ai sei anni, alle avventure dell'adolescenza vissute in un piccolo paesino umbro fino alla giovinezza e all'età adulta. Un romanzo di formazione, direte voi. Al di là del fatto che io sia abbastanza allergica a questa categorizzazione di genere così netta, non credo che questo sia l'elemento più importante sul quale focalizzarsi. Ciò che colpisce in Tuttalpiù muoio, oltre al titolo curioso e geniale nella sua brevità e concisione, è la scrittura quasi ruggente, a tratti dura come lo è la realtà italiana tra leggi non scritte, convenzioni ereditate dai secoli e pregiudizi più o meno marcati. Filo è omosessuale, ma in Italia chi lo è vive sempre in un mondo di bettole e travestiti, nell'oscurità di luoghi che nascono con la notte e muoiono all'alba? Essere omosessuale significa necessariemente vivere la trasgressione quotidianamente? Per evitare questa vita così alternativa e trovare un po' di serenità è indispensabile un matrimonio eterosessuale?
Attraverso la voce di un personaggio che racconta senza filtri i propri pensieri e le proprie opinioni, gli autori destrutturando la narrazione in realtà le danno una struttura forte. Senza i fronzoli di descrizioni eccessive, con pochi personaggi e secondo una modalità partecipativa per cui è il protagonista stesso a raccontare, analizzare, valutare i propri sbagli e il mondo che lo circonda, sanno realizzare un'opera narrativa di valore perché realmente originale e anticonformista. E non si tratta soltanto di una tematica scottante che deve farci riflettere a fondo ma anche della modalità di raccontare. Le frasi spezzate, la paratassi ostentata, il bianco che domina la pagina come fosse un copione teatrale (Filo non a caso è un attore) in modo semplice ma efficace narrano la realtà, non una storia ma il reale, che in questo caso è più forte di qualsiasi invenzione fantastica.
Sul libro si veda anche la pagina dedicata su: http://www.filippotimi.com/tuttalpiumuoio.htm

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