giovedì 6 febbraio 2014

Figli dello stesso padre


Finalista al Premio Strega 2013, questo romanzo è l'ultimo della pluripremiata scrittrice e traduttrice italiana Romana Petri. Germano ed Emilio, i protagonisti, sono appunto figli di uno stesso padre ma di madri differenti. Diventati ormai adulti, si ritrovano ad incontrarsi quando le loro vite sembrano avere già una forma stabile e definita, per uno con una moglie e due figli, per l'altro in una solitudine totalizzante. Eppure quel legame fortissimo, totalizzante, imprescindibile che ci unisce a chi ha il nostro stesso sangue (anche solo per metà, come in questo caso) è talmente unico da tornare sempre e comunque a galla. Per quanto si tenti di soffocarlo goffamente, per quanto l'affetto non riesca a sbocciare nel modo naturale in cui dovrebbe esserci tra consanguinei, Germano ed Emilio sono fratelli. Punto. Non c'è nulla che possa intaccare minimamente questo fatto: né l'odio radicato negli anni, né tanto meno l'invidia polverosa o il desiderio di essere qualcuno che non si è. Siamo quello che siamo e se i genitori non si possono scegliere lo stesso vale, ahinoi, per i fratelli. Ma in realtà la dura e infinita lotta che viviamo quotidianamente con loro si placa con estrema naturalezza nel momento in cui lasciamo che questo legame ci sia, esista e lo accettiamo nelle nostre vite. Basta questo per ribaltare ogni prospettiva e per aprirsi finalmente a un nuovo inizio. 
Ps: una nota a parte meritano le meravigliose voci femminili, quelle delle due madri, che sanno andare oltre ogni fragilità maschile, non tanto per una loro capacità personale, quanto invece per quell'amore totalizzante che sa provare qualsiasi donna che ha accolto il dono della maternità.