venerdì 18 ottobre 2013

Pane Quotidiano


Che i libri siano pane quotidiano è già di per sé una rivoluzione. Che un programma televisivo scelga tale nome e si proponga su una rete della tv pubblica (sì, ho detto pubblica) pare quasi reazionario. In un'Italia che non legge, che dei libri non sa che farsene (secondo alcuni) ecco uno spaccato di tutti quei silenziosi lettori che delle pagine non sanno proprio fare a meno. Dal lunedì al venerdì alle 12.45 e poi in replica intorno alle 20.10, Pane Quotidiano anzitutto racconta, nel senso più autentico e puro del termine. Concita De Gregorio, con la mano ferma e precisa di chi ha esperienza come direttore di parole e pagine, accompagna lo spettatore alla scoperta di nuove uscite letterarie, approfondimenti e pensieri in merito a tematiche anche di stringente attualità. E non si tratta semplicemente del "Fazio della settimana". Qui ci sono i ragazzi in studio che interagiscono con gli ospiti, ci sono tentativi di riflessione (!!) profonda in merito a questioni fondamentali e proprio per questo quanto mai insabbiate. Perché, troppo spesso lo dimentichiamo, la televisione è un mezzo di comunicazione e come tale "trasporta", veicola messaggi, idee, contenuti. Ciò che c'è all'interno di essa può anche essere curato, attento, di buon livello culturale eppure divulgativo al punto giusto, interessante ma non noioso, di spessore eppure non esclusivo. Per far sì che ciò accada occorre che coloro che fanno televisione credano in essa come in un mezzo dalle enormi potenzialità per raggiungere scopi culturali, formativi, di qualità (non solo utile per fare soldi). Non solo. Ogni tipo di comunicazione funziona e ha senso soltanto se esiste un pubblico a cui è indirizzata. Allora occorre anche che ciascuno di noi sia disposto a scoprire, indagare, interagire, interrogarsi e avere spirito critico verso il mondo che ci circonda. Anche quello televisivo.